martedì 14 dicembre 2010

ALL’ALBA


Il bosco di notte è veramente magico ed il buio che ti circonda è come un mantello che protegge, che  accompagna verso il mattino, verso la luce del sole. E la luce arriva piano, prima appena percettibile e riesci a definire i contorni dei cespugli, dei tronchi degli alberi, dei grandi massi che costeggiano il sentiero; poi schiarisce impercettibilmente e le forme si solidificano in un grigio blu scuro che piano vira verso un indaco cupo per diventare  viola e grigie e azzurre .
C'è un momento particolare dell'alba che raccoglie tutti i sensi come se facessero parte loro stessi del processo di risveglio; in quel momento preciso l'occhio partecipa alla "creazione" delle forme, come fossero una vita nuova che assopita da sempre si risveglia e la vista ne segue l'evoluzione, la crescita.
Ponenodo attenzione si sente che il coinvolgimento è totale; è l'anima stessa che si risveglia.
Questo avviene nell'attimo preciso in cui la luce vira dal non visibile al visibile; in quel preciso istante ci si può sentire davvero parte del Mondo. Il bosco è il luogo dove questa sensazione all'alba la provo più spesso; non c'è nessun altro posto che mi fa stare così e una volta che il "momento magico" ha avuto modo di riempire il cuore di una commozione infinita, la luce calda può sorgere e l'occhio, la pelle, l'olfatto, l'udito ne seguono l'epifania e se ne lasciano rapire, cullare, accarezzare.
In quei momenti tutto il resto svanisce, mi sento al sicuro, mi sento "al mio posto".
La luce riempie l'aria, lentamente e il blu vira lento sull'indaco e poi sul viola e il viola si scalda, diventa un blu rosato e poi un rosa aranciato. Ed è l'alba viva: le resine profumano l'aria che lenta si alza più fresca; le cincie, i merli e le gazze cominciano il loro canto, gli scoiattoli si cominciano a muovere graffiando le corteccie con le loro piccole unghie; si sentono i passi dei cervi e il loro bramito possente che piano si alza, sempre più forte, imponente e quasi spaventoso, riempiendo la montagna con un eco che sale dal profondo della terra, che sa di meandri bui, di rito ancestrale.
Le foglie gialle e arancioni dei larici fiammeggiano fra il verde bottiglia degli abeti, all'orizzonte il sole si fa chiaro sull'orlo delle montagne e si insinua lungo il ripido pendìo con i suoi lunghi raggi, sollevando le lunghe ombre dei tronchi e delle foglie, colorando l'erba di un rosa aranciato che scalda il cuore.
La temperatura si fa più fredda, ma lo avverti solo nell'aria che ti sfiora il viso mentre tu cammini con il fiato corto, con la schiena bagnata sotto lo zaino, le gambe con i muscoli che "si ascoltano passo dopo passo" e che fanno leva portandoti verso la vetta; ascolti tutto, vedi tutto e partecipi a tutto con tutta te stessa; ed il cuore che segue il ritmo del tuo camminare è come se seguisse con il suo battito il ritmo della vita che riprende, che si risveglia al nuovo giorno. Arrivare in vetta all'aba è come rinascere ogni volta. L'autunno è la stagione paradossalmente più bella per rinascere all'alba; non c'è nessun'altra stagione che regala tanta gioia di colori caldi, tanto conforto nel fatto di sentirsi davvero vivi.

Questa mattina all'alba il mio bosco era colorato di azzurro e arancione. Mentre faceva ancora buio salivo il pendìo che mi avrebbe portata alla vetta e non c'era rumore, solo l'acqua del fiume in fondovalle ed il verso lamentoso delle civette nane da qualche parte, in alto, fra i rami dei larici.


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